Mario Gemmellaro nato a Nicolosi (CT) il 20 Luglio del 1773 da Gaetano Gemmellaro e Margherita Morabito. Studioso di storia naturale, fisica e meteorologia fu celebre vulcanologo. Le ricerche sull’Etna cominciarono intorno all’anno 1800, probabilmente a seguito di contatti avuti con grandi viaggiatori naturalisti quali D. de Dolomieu e L. Spallanzani. Nel 1804, con la partecipazione di J. Ochocorne, vicecomandante delle forze britanniche nel Mediterraneo e vulcanologo dilettante, il Gemmellaro costruì una piccola casa a quota 2942 metri s.l.m., sull’orlo della lava dell’eruzione del 1787, primo rifugio ai piedi dell’Etna, per ospitare gli appassionati e studiosi del Vulcano. Si trattava di una piccola casa con muri formati in pietra lavica, che doveva servire per il ricovero dei muli e con attrezzi e mobili forniti dal Gemmellaro stesso.
Il rifugio venne chiamato La “gratissima”, nome derivato da una frase latina lasciata lì impressa da un viaggiatore inglese “Casa haec quantula Aetnam pelustrantibus gratissima“.
Sette anni dopo venne edificata un’altra casa più ampia e confortevole, “La casa Inglese”, chiamata in questo modo perché fu costruita grazie al sostegno economico di alcuni ufficiali inglesi. I due edifici, “Gratissima” e “Casa Inglese”, divennero poi il nucleo dell’Osservatorio etneo.
Con i suoi studi approfonditi, dimostrò che il Monte Etna è in realtà un agglomerato di vulcani. Scopritore dello sprofondamento dei vulcani, quando raggiungono quote elevatissime, egli sostenne, con dati e argomenti ancora oggi validi, l’origine per collasso della depressione calderica della Valle del Bove. Membro onorario dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali e di altre prestigiose Accademie, tenne i contatti con l’Accademia delle Scienze di Berlino dalla quale ricevette altre onorificenze.
Sensibile ai bisogni dei nicolositi, a proprie spese edificò la cisterna pubblica per l’approvvigionamento idrico che ancor oggi è possibile vedere nella piazza principale del paese.
Nella sua casa di Nicolosi dove visse a lungo, ospitò, aiutato anche dalla sua conoscenza di numerose lingue europee, molti uomini illustri come Brydone ed Alessandro Dumas padre, che lo ricorda ringraziandolo della calorosa ospitalità ricevuta, nei suoi appunti di viaggio in Sicilia.
Nel 1823, in compagnia dell’inglese John Marshall, intraprese una difficile discesa nella “Grotta delle colombe”, la bocca dell’eruzione del 1669, situata nei pressi dei Monti Rossi a Nicolosi, spingendosi fino a 120 metri di profondità e lasciandovi una lapide “Marius Gemmellarus primus ima haec in tartara venit”.
Inoltre, Mario Gemmellaro, facendosi interprete dei bisogni dei viaggiatori che chiedevano l’assistenza di persone in grado di accompagnarli, ebbe l’idea e organizzò fin dal 1804, il gruppo delle guide e dei mulattieri dell’Etna, esperti conoscitori degli impervi sentieri che conducono al vulcano. Dal suo piccolo paese di Nicolosi e senza mai quasi muoversi da esso, riuscì ad essere un personaggio di spessore internazionale. Si spense a Nicolosi il 12 Aprile 1839.
Per un approfondimento si vedano: