Don Vincenzo Macrì (1619 – 1689) fu un sacerdote, cappellano della Chiesa Madre di Nicolosi. All’epoca bambino, fu testimone diretto della scossa di terremoto avvenuta nella notte fra il 21 e il 22 febbraio 1633 che raccontò come segue:
“L’anno 1633 a 21 febbraro […] venne un terribilissimo terremoto in Nicolosi, che atterrò la maggior parte delle case nella contrada del Piano assieme con la Chiesa della Madonna dell’Itria e sotto le pietro morirono diciasette persone”.
Il naturalista catanese Giuseppe Recupero (1815) fu il primo a citare il manoscritto del sacerdote di Nicolosi Vincenzo Macrì, che egli affermò di avere visionato direttamente. Il manoscritto fu in seguito citato nuovamente da Gemmellaro (1859), che lo segnalò come facente parte dell’archivio della sua famiglia. I diversi tentativi di reperire questo documento, sono stati vani.
Dopo la devastante eruzione del 1669 che ebbe origine dagli attuali Monti Rossi e che distrusse Nicolosi e altri 14 villaggi, gli abitanti di Nicolosi furono costretti dal Principe e Cardinale Luigi Guglielmo Moncada (1614- 1672) a trasferirsi a Valcorrente e fondare la nuova comunità di Fenicia Moncada. Grazie alla fede e alla perseveranza del popolo di Nicolosi e di Don Vincenzo Macrì, i nicolositi potettero ritornare alle loro case e ottennero il permesso di ricostruire, iniziando i lavori di riparazione della Chiesa Madre. Il 13 ottobre 1675 la Chiesa fu riaperta con il trasferimento del Santissimo Sacramento che dal 18 agosto 1671 era stato custodito nella Chiesa della Madonna delle Grazie.
Dal Diario di Vincenzo Macrì:
“L’8 del mese di Marzo giorno di venerdì di Quaresima alle ore 23, essendo cappellano della Chiesa maggiore di questa terra di Nicolosi, io Sacerdote Vincenzo Macrì, avendo deposto il Santissimo Sacramento nell’altare, ed avendolo riposto nel suo Sacro Tabernacolo della stessa Chiesa, sotto titolo dello Spirito Santo…
…venne un terribilissimo turbine di vento, che Pareva voler conquassare le fabbriche di detta Chiesa, dove si avevano radunato molte genti di detta terra. Durò circa un quarto e mezzo d’ora; Dopo quel turbine si vide l’aere tutto infuocato, per il che ne sentimmo scoppiare il cuore, e fattoni animo l’un con l’altro uscimmo fuori.”
“La notte alle ore 3 cominciò il terremoto e A poco a poco andava crescendo, di maniera Che fummo costretti a levarci dai letti, e a Vigilare. E tanto avanzò detto terremoto, che Vedemmo muovere la terra, gli alberi e le Fabbriche, come se fossero stati legni sopra Le acque.”
“Seguì il terremoto crescendo di modo, che ognuno dubitava di entrare dentro le case, né di notte, né di giorno e quando entravamo nelle Chiese per celebrare il divino sacrificio della Messa, era con molta celerità e sollecitudine. Seguì il terremoto il sabato e la domenica si cominciavano ad atterrare le fabbriche e mura delle strade e vigne assieme con animi nostri. Le genti impaurite stavano fuori le case sotto canizze.”
“Allora si aprì la terra, e fecesi una spaventosa fenditura lunga circa dodici miglia, che Cominciava nel piano di San Lio, e terminava nella vetta dell’Etna sotto Monte Frumento e quantunque fosse stata un poco tortuosa, era però la sua direzione da mezzogiorno a tramontana.”
Signore ti ringrazio per avermi dato La forza di aiutare la gente di Nicolosi. Da essi ho imparato come dal niente, armati solo della fede, si può…ricominciare…a vivere…
“I nicolositi ritornarono alle loro case ed io stesso, sebbene infermo, mi portai a rivedere l’antico nido! Come giunsi piansero quei miei paesani di contento pregandomi di assisterli presso il Principe per ottenere il desiato permesso di rifabbricare senza timore.”
Padre Vincenzo Macrì nel mese di Luglio Presentò al Principe di Campofranco una supplica Alla quale il Principe rispose il 4 agosto 1671 Dicendo “Con la mia venuta, quando le fabbriche Saranno almeno duecento case, allora sarà il caso di farvi stabilire i Sacramenti per sempre.”
Animati da questa risposta quei poveri terrazzani Ricominciarono a riabbracciare il loro paese e a Restaurare la Chiesa nominata delle Grazie dove con licenza del Vescovo Bonadies il 18 agosto del 1671 vi stabilirono i Sacramenti.