L‘Etna sorge a ovest della costa orientale della Sicilia, entro il territorio della Provincia di Catania ed è attraversata dal 15° meridiano est, che da esso prende il nome. Con un perimetro di circa 250 Km e un‘altezza di 3350 metri s.l.m., l’Etna è il vulcano attivo più esteso e alto d’Europa e uno dei più attivi al mondo. Tuttavia, la sua altezza varia nel tempo a causa delle sue eruzioni che ne determinano l’innalzamento o l’abbassamento. Esso si estende per 47 Km da Nord a Sud e per 38 Km da Est a Ovest, ricoprendo una superficie complessiva di 1.200 Km2.
ETIMOLOGIA DEL NOME
Il nome Etna potrebbe risalire alla pronuncia del greco antico itacista del toponimo Aitna, nome che deriva dalla parola del greco classico “Aitho” che significa “bruciare” oppure dalla parola fenicia attuna che significa fornace o ciminiera. In età romana l’Etna era conosciuta come Aetna. Gli scritti in lingua araba si riferivano a essa come la montagna ?abal al-burk?n o ?abal A?ma ?iqilliya (“montagna – o vulcano – somma della Sicilia”) o ?abal al-N?r (“montagna di fuoco”); questo nome fu più tardi mutato in Mons Gibel letteralmente “monte Gibel” (dal latino mons “monte” e dall’arabo Jebel “monte”) proprio per indicarne la sua maestosità, da cui Mongibello (o anche Montebello). Il termine Mongibello rimase di uso comune praticamente fin quasi ai nostri giorni (ancora oggi esiste chi chiama l’Etna in questa maniera). Secondo un’altra teoria il nome Mongibello deriva da Mulciber (qui ignem mulcet – che placa il fuoco), uno degli epiteti con cui era chiamato dai latini, il dio Vulcano. Le popolazioni etnee, per indicare l’Etna, usano a volte il termine gergale ‘a muntagna semplicemente nel suo significato di montagna per antonomasia. Oggi il nome Mongibello indica la parte sommitale dell’Etna: l’area dei due crateri centrali e di quelli di sud-est e nord-est.
GENESI DEL VULCANO ETNA
Come tutti i vulcani, l’Etna si è formata nel corso dei millenni con un processo di costruzione e distruzione iniziato interno a 600.000 anni fa, nel Quaternario. Al suo posto si ritiene vi fosse un ampio golfo nel punto di contatto tra la zolla euro-asiatica a nord e la zolla Africana a sud, corrispondente alla catena dei monti Peloritani a settentrione e all’altopiano Ibleo a meridione. Fu proprio il colossale attrito tra le due zolle a dare origine alle prime eruzioni sottomarine di lava basaltica fluidissima con la nascita dei primi coni vulcanici, al centro del golfo primordiale detto pre-etneo. Si ritiene che tra 200.000 e 100.000 anni fa questi coni entrarono in una nuova fase di attività eruttiva emettendo lave di altro tipo alcalo-basaltiche.
Il principale dei coni, che è denominato dagli esperti Monte Calanna, è oggi inglobato al di sotto del vulcano. Cessata l’attività di questo, circa 80.000 anni fa entrò in eruzione un nuovo complesso di coni vulcanici, detto Trifoglietto, più a ovest del precedente, che a dispetto del grazioso nome fu un vulcano estremamente pericoloso, di tipo esplosivo, come ad esempio il Vesuvio e Vulcano delle isole Eolie, che emetteva lave di tipo molto viscoso. L’attività vulcanica si spostò poi ancor più ad ovest con la nascita di un’ulteriore bocca vulcanica a cui vien dato il nome di Trifoglietto II. Il sistema collassò circa 64.000 anni fa dando origine all’immensa caldera detta Valle del Bove profonda 1.000 metri e larga 5.000 metri. Il collasso del vulcano che con le sue eruzioni ormai aveva riempito quasi tutto il golfo preesistente, portò a un lungo periodo durato circa 30.000 anni in cui si alternavano fasi di effusione lavica basaltica a fasi esplosive violente con formazione di tufi e altri prodotti piroclastici: al termine del periodo, un nuovo grande cono laterale, ancora più ad ovest, entrò in attività. Era nato il Mongibello, che è quello che forma il complesso ancor oggi in attività.
Nel corso del tempo si sono avute fasi di stanca e momenti di attività eruttiva, con un collasso del Mongibello intorno a 8.000 anni fa; le lave sono ritornate a essere di tipo fluido basaltico e si sono formati altri coni di cui alcuni molto recenti. Il vulcano attuale è costruito essenzialmente da 4 crateri sommitali attivi: il cratere centrale o Voragine, il cratere sub terminale di Nord-Est (formatosi nel 1911), la Bocca Nuova (del 1968) e il cratere sub terminale di Sud-Est (del 1971). Inoltre, sono presenti diverse piccole bocche laterali sparse a varie altitudini, dette crateri avventizi, prodotte dalle varie eruzioni nel tempo. Esistono poi dei centri eruttivi eccentrici caratterizzati dalla non condivisione del condotto vulcanico con il vulcano principale, ma del solo bacino magmatico, quali i Monti Rossi che si trovano a nord dell’abitato di Nicolosi e il Monte Mojo che si trova nella Valle dell’Alcantara nei pressi dell’abitato di Mojo Alcantara.