La nascita dell’antico Monastero benedettino di San Nicolò L’Arena o anche, più correttamente, San Nicolò La Rena risale al XII secolo. In questo luogo, esistevano un’antichissima chiesetta rupestre di formazione spontanea arenosa, un ospizio per il ricovero di monaci infermi, qualche casolare e qualche stalla di proprietà di un certo Letho. Dopo la morte di quest’ultimo, nel 1156, essi passarono sotto la custodia del vicino Monastero di San Leone del Colle Pannacchio nei pressi di Malpasso. Nel 1205 il priorato di San Leone con annesse le sue dipendenze venne unificato al Monastero di Santa Maria di Licodia che era stato costruito nel 1143 e divenuto sede abbaziale.
Questa situazione rimase invariata fino al 1359 quando, in seguito alla nascita di alcuni cenobi vicini, l’allora Vescovo di Catania, Marziale, ordinò la costruzione del Monastero presso l’antico ospizio. Ciò nel rispetto della volontà espressa da Federico II d’Aragona che aveva espresso la volontà di costruire un monastero in un posto “tanto bello e salubre”.
Il Monastero divenne sede principale dei cenobi e prese il nome di San Nicolò la Rena per la devozione dei monaci al Santo e per la caratteristica terra sabbiosa (rena) che ricopriva la zona. Negli anni si espanse diventando un austero centro di vita monastica in cui soggiornavano numerosi ospiti illustri quali la stessa Regina Eleonora d’Angiò e viaggiatori desiderosi di avventurarsi nell’ascesa al cratere, la quale si concludeva presso la casa degli inglesi. Tra questi il poeta e critico inglese Samuel Taylor Coleridge, il biologo e naturalista emiliano, Lazzaro Spallanzani, il viaggiatore inglese Tthomas Watkins, il romanziere e drammaturgo francese Alexandre Dumas nonché il Re d’Italia e principe di Piemonte Umberto di Savoia che, all’alba del 2 luglio 1862, compì l’ascensione al vulcano insieme ai fratelli Amedeo Duca d’Aosta e Oddone duca di Monferrato. Sul portone d’ingresso principale campeggiava lo stemma dell’ordine benedettino, un libro con il motto «Ora Et Labora». Dal 1537 ospitò Benedetto Fontanini, che probabilmente qui compose il celebre Beneficio di Cristo.
Attorno al Monastero si sviluppò, probabilmente durante il XIV secolo, il borgo di Nicolosi. La comunità benedettina attirò una concentrazione stabile di persone impegnate in attività agricole e pastorali, i quali costituirono le loro case vicino al monastero, dando vita ad un vero e proprio borgo rurale detto di “San Nicolò”, i cui componenti con l’andar del tempo furono chiamati “I Nicolosi”.
Colpiti ed impauriti dal susseguirsi di eventi vulcanici del 1536-1537 e dai pericoli derivanti dalle incursioni di numerose bande di briganti i monaci nel 1545 chiesero il trasferimento a Catania dove fondarono in breve tempo il nuovo monastero di San Nicolò l’Arena (per questo motivo la sede monastica di Nicolosi viene anche chiamata di San Nicolò La Rena il “vecchio” proprio per distinguerla dal monastero di Catania). Da quel momento il monastero si avviò verso una progressiva decadenza, mentre lo sviluppo di Nicolosi continuò, nonostante il susseguirsi delle calamità naturali.
Dal marzo del 2005 l’antico monastero etneo ristrutturato ospita la sede dell’Ente Parco dell’Etna.
Per un approfondimento si veda l’articolo di Eugenio Mazzaglia sulla rivista Agorà n. 21\22 del 2005.